Vorrei trattare di un libro che ha mi segnato profondamente: La straordinaria invenzione di Hugo Cabret. Cominciai a leggerlo sotto invito della mia maestra per la prima volta in quinta elementare e, in un certo modo, ha sancito il mio ingresso nella letteratura per adulti.
Hugo Cabret è un orfano che abita nei cunicoli di una fumosa stazione ferroviaria parigina del primo 900, aggiusta gli orologi della stazione e ruba ai passanti per sopravvivere. Il suo sogno è di diventare un grande illusionista, oltre che di riparare un vecchio automa, uno lascito di suo padre. Ma, sorpreso a rubare nella bottega di un giocattolaio, Hugo si imbatterà in Isabelle, una ragazza che lo aiuterà a risolvere un affascinante mistero in cui identità segrete verranno svelate e un grande, dimenticato maestro del cinema tornerà in vita.
Come poche altre volte succede, in questo libro gli oggetti sono degli aiutanti del Protagonista:
Dall'automa, lascito del padre di Hugo, partirà tutta la storia. E quale oggetto avrebbe svolto meglio la parte, se non una macchina di metallo che, se opportunamente calibrata, prende vita e disegna immagini prese dal cinema, lasciando stupefatto il pubblico dei teatri senza fare scomodare l'illusionista dietra le quinte.
Il secondo oggetto sono gli orologi, quelle scatolette metalliche che, ancora oggi, ci accompagnano nella vita di tutti i giorni. Essi nascondono un segreto: infatti dietro a tutta quella perfezione di ingranaggi e rotelle c'è l'abile mano dell'orologiaio che le ha sistemate, caricate e oliate.
Come ultimo oggetto ho scelto il cinema, intorno al quale scopriremo ruotare tutta la storia. Un oggetto che può sembrare ineffabile, ma allora come oggi in grado di far provare emozioni, proprio per la sua natura di raccontare storie.
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